Familismo amorale
introduzione:Il familismo amorale (Amoral familism, in lingua originale) è un concetto sociologico introdotto da Edward C. Banfield nel suo libro The Moral Basis of a Backward Society del 1958 (trad. it.: Le basi morali di una società arretrata, 1976), scritto in collaborazione con la moglie Laura Fasano. Le tesi di Banfield sono state e sono oggetto di controversia, e hanno stimolato un notevole dibattito sulla natura del familismo e sul ruolo della cultura nello sviluppo o nell'arretramento sociale ed economico.
“Le basi
morali di una società arretrata” del ricercatore americano Edward C.
Banfield, ormai un classico dell'antropologia culturale, continua a
distanza di tempo a suscitare interesse e polemiche.
Per il
suo studio Banfield scelse il piccolo paese di Chiaromonte (nel libro
ribattezzato Montegrano per ragioni di discrezione) in Basilicata, alla
metà degli anni '50. Per spiegare le ragioni dell'arretratezza di
Montegrano – e di tutto il Mezzogiorno d'Italia – lo studioso elaborò la
teoria sociologica del familismo amorale. In sintesi: l'alta mortalità
che genera incertezza e paura della morte, l'assetto fondiario, la
famiglia nucleare, hanno dato origine all'ethos del familismo amorale
che consiste nell'incapacità di agire insieme per il bene comune e per
qualsiasi fine che vada oltre l'interesse immediato della propria
cerchia familiare. Il familista amorale è concentrato esclusivamente
sulla possibilità di massimizzare i vantaggi per sé e per la propria
famiglia, muovendosi in totale assenza di cultura della collaborazione.
Secondo Banfield, invece, la cultura cooperativa e la fiducia reciproca
sono elementi necessari per lo sviluppo: laddove non ve n'è traccia si
vive in condizioni di arretratezza e di povertà.
L'espressione “familismo amorale” è diventata di uso corrente
per indicare una molteplicità di fenomeni e addirittura per individuare
un difetto strutturale della società italiana.
Non
sono nessuno per dire se questa teoria sociologica abbia un fondamento o
meno, ma vedendo come si comportano molte famiglie, mi pare una
definizione che calza a pennello descrivendo un atteggiamento, un modo
di pensare e una filosofia di vita molto diffusa.
Per
queste "famiglie amorali" la competizione col mondo è aperta,
sanguinosa, senza esclusione di colpi. Ed il mondo più prossimo è lo
stato nelle sue declinazioni territoriali, con le sue "invadenti" leggi e
disposizioni e regolamenti . Così il familismo amorale
"inventa" forme di resistenza che vanno dall'evasione fiscale alla
programmata e sistematica eversione verso ogni forma di regola. Gli
strumenti sono collaudati: clientelismo, nepotismo e la pratica del "tu
fai un favore ammè ed io...". L'obiettivo ? Il mantenimento del "tenore
di vita" per noi e per i nostri figli...
Il
risultato è sotto gli occhi di tutti: una perfetta ingovernabilità di
tutti i processi sociali ed una sostanziale "immobilità" sociale.
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Banfield trasse spunto dai suoi studi condotti presso un paesino della Lucania in provincia di Potenza con vistosi tratti di arretratezza sotto il profilo economico e sociale (descritti nell'opera stessa), che chiamò convenzionalmente "Montegrano" e i suoi abitanti "Montegranesi".
Dietro il nome fittizio era dissimulato il borgo di Chiaromonte, piccolo centro della Basilicata.
La realtà di Montegrano venne analizzata da Banfield durante nove mesi di permanenza sul campo nel biennio 1954/1955, utilizzando strumenti metodologici diversi: osservazione diretta, interviste e test psicologici a campioni rappresentativi della popolazione, dati provenienti da archivi pubblici e privati. Alcuni dei dati raccolti furono poi comparati con quelli provenienti da studi condotti su altre comunità rurali sia della provincia di Rovigo che del Kansas
La teoria
Il paradigma del familismo amorale nacque dallo sforzo di Banfield di capire perché alcune comunità siano socialmente ed economicamente arretrate.L'ipotesi principale
Partendo dalla convinzione di Tocqueville che nei paesi democratici la scienza dell'associarsi sia madre di tutti gli altri progressi, e attraverso lo studio di Montegrano, l'autore arrivò a ipotizzare che certe comunità sarebbero arretrate soprattutto per ragioni culturali. La loro cultura presenterebbe una concezione estremizzata dei legami famigliari che va a danno della capacità di associarsi e dell'interesse collettivo. Gli individui sembrerebbero agire come a seguire la regola:
- "massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo".
L'amoralità non sarebbe quindi relativa ai comportamenti interni alla famiglia, ma all'assenza di ethos comunitario, all'assenza di relazioni sociali morali tra famiglie e tra individui all'esterno della famiglia.
Le conseguenze sulla società
Dalla regola generale l'autore derivò alcune implicazioni logiche, che descriverebbero gli effetti di tale comportamento specialmente riguardo alla gestione del bene pubblico e alla vita politica. Se ne riporta un elenco sintetico e incompleto rimandando all'opera per l'approfondimento. Secondo l'autore, in una società di familisti amorali:
- nessuno perseguirà l'interesse comune, salvo quando ne trarrà un vantaggio proprio;
- chiunque, persona o istituzione, affermerà di agire nell'interesse pubblico sarà ritenuto un truffatore;
- solo i pubblici ufficiali si occuperanno degli affari pubblici, perché pagati per farlo, i cittadini non se ne occuperanno e se lo facessero verrebbero mal visti;
- i pubblici ufficiali saranno poco controllati, perché farlo è affare di altri pubblici ufficiali soltanto;
- i pubblici ufficiali non si identificheranno con gli scopi dell'organizzazione che servono, e i professionisti mostreranno una carenza di vocazione o senso della missione; entrambi useranno le proprie posizioni e le loro particolari competenze come strumenti da usare contro il prossimo per perseguire il proprio vantaggio personale;
- il pubblico ufficiale tenderà a farsi corrompere, e se anche non lo farà sarà comunque ritenuto corrotto;
- non ci sarà alcun collegamento tra i principi astratti, politici o ideologici, e il concreto comportamento quotidiano;
- la legge sarà trasgredita ogni qual volta sembrerà possibile evitarne le conseguenze;
- il debole vedrà con favore un regime autoritario che mantenga l'ordine con mano ferma;
- sarà difficile creare e mantenere una qualsiasi organizzazione, perché ciò richiede una certa dose di disinteresse personale e identificazione e lealtà verso l'interesse dell'organizzazione;
- non vi saranno né leader né seguaci, poiché nessuno sarà interessato a sostenere l'impresa, tranne se motivato da interesse personale;
- il voto verrà usato per assicurarsi vantaggi materiali di breve termine, più precisamente per ripagare vantaggi già ottenuti, non quelli semplicemente promessi;
- oppure il voto verrà usato per punire coloro da cui ci si sente danneggiati nei propri interessi, anche se quelli hanno agito per favorire l'interesse pubblico;
- gli iscritti ai partiti tenderanno a rivendersi a partiti più favoriti, determinando l'instabilità della forze politiche.
L'intera dimensione associativa risulterebbe danneggiata. L'autore rilevava a Montegrano pressoché l'assenza di forme associazionistiche, anche di beneficenza, nonostante a suo parere vi fosse la possibilità materiale di realizzarle.
Alcune credenze
Secondo l'autore, l'adulto di Montegrano avrebbe particolari credenze alle quali è collegata la convinzione descritta dall'ipotesi principale. Il Montegranese non si considera un "ego", ma un "genitore", e crede che il suo scopo sia quello di lottare per allevare i figli e condurli sulla retta via fino a che si formeranno una propria famiglia. La famiglia è per lui quella nucleare, composta dai soli genitori e figli, mentre i parenti di grado superiore non sono considerati veri famigliari. La lotta gli appare impari e aspra, e i risultati sempre precari. Poiché da un lato una Natura incontrollabile annulla ogni sforzo con le sue continue calamità (es. malattie). E dall'altro gli estranei, che vede come competitori o addirittura potenziali nemici di cui si può soltanto diffidare, creano il loro vantaggio a danno della famiglia. Quindi questo genitore può ritenere necessario compiere azioni anche ingenerose e ingiuste, ovvero colpire per primo, se sente minacciato l'interesse della propria famiglia. E infatti ritiene la giustizia, cioè il dare agli altri quanto loro dovuto, un lusso che non si può permettere. E conosce solo due tipi di bene: quello che pratica coi suoi famigliari, consistente nel perseguire l'interesse della famiglia, e quello che si attende dagli estranei, che consiste nel non danneggiare la sua famiglia.
Le cause.
Secondo l'autore, l'etica del familismo amorale verrebbe prodotta da molte e interagenti cause, come le condizioni ambientali di miseria e degrado. Ma alcune gli sembrano più significative di tutte.
- L'alta mortalità degli adulti, capace di annientare una famiglia lasciando gli orfani in balia di un futuro gramo. Essa fomenterebbe la paura della morte prematura e il senso di precarietà dei successi ottenuti.
- La famiglia nucleare, prevalente a Montegrano. Essa produrrebbe un senso d'isolamento e precarietà, perché alla morte di un genitore non vi sarà alcun altro parente che possa rilevarne il ruolo. Inoltre impedirebbe di apprendere la cultura della cooperazione organizzata, secondo l'autore tipica invece delle famiglie estese della provincia di Rovigo.
- Il microfondo, prevalente a Montegrano, destinato a ulteriore frantumazione per successione. Insufficiente a sostenere anche una sola famiglia, esso impedisce lo sviluppo della famiglia estesa.
- L'educazione dei bambini. Troppo permissiva specie nei primi anni, li spingerebbe all'egoismo e a divenire da adulti eterni bambini egoisti. Basata poco sul premio e molto sulla punizione, una punizione poco connessa ai concetti di bene e male e più legata al capriccio del genitore, inculcherebbe nel bambino l'idea che ogni potere sia capriccioso, germe del fatalismo sociale dell'adulto.
Nell'opera l'autore scrisse di non avere competenza per affermare quanto Montegrano fosse rappresentativa del resto dell'Italia Meridionale, ma gli pareva da certi indizi che potesse costituire un modello per altre aree dell'Italia Meridionale, come del Mediterraneo e del Medio Oriente.
CONTINUA fonte WIKIPEDIA
alcuni articoli sul argomento:
http://italia.panorama.it/dramatis-personae/E-il-familismo-amorale-il-filo-conduttore-degli-scandali-d-Italia
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/05/19/nel-familismo-amorale-il-nord-come-il.html
e tanti altri....fausto govoni.
Grazie. Bell'articolo!
RispondiEliminaÈ il continuo perpetrarsi della cosiddetta "Legge del menga".
RispondiEliminaAaron Russo lo disse quando parlò della sua "amicizia" con Nicolas Rockefeller, quando ad un certo punto Rockefeller gli confida i biechi piani segreti delle menti altolocate e lui incredulo gli disse: Ma non pensi al disastro di queste migliaia di persone? Tutto questo dolore?
E Nic Rockefeller gli risponde: Cosa t'importa? Pensa per te e la tua famiglia!
bhe diciamo che non solo i rockefeller ma l'esempio calza....tanti purtroppo ragionano così :(
RispondiElimina"In sintesi: l'alta mortalità che genera incertezza e paura della morte, l'assetto fondiario, la famiglia nucleare, hanno dato origine all'ethos del familismo amorale che consiste nell'incapacità di agire insieme per il bene comune e per qualsiasi fine che vada oltre l'interesse immediato della propria cerchia familiare"
RispondiEliminaPerché esiste il familismo amorale?
Credo che oltre al concetto di m
orte sia ancor più rilevante il fattore cordone ombelicale. Amiamo sempre di più coloro che ci somigliano, ma può esistere un modo in cui i figli dell'uomo non siano necessariamente allevati dai proprio genitori biologici, ma da tutti quanti??
Per poterlo fare si renderebbe necessario smettere di "partorirli" biologicamente?
i figli diciamo "non programmati" o non voluti lo sentono già nella placenta (Memoria Implicita) e avvertono il senso del rifiuto, sempre implicitamente, per tutta l'esistenza.
Per i figli adottti invece c'è il senso dell'abbandono.
Il discorso sarebbe lungo. Il problema è che i bambini assorbono l'ambiente esterno dalla madre già da quando sono feti, pertanto, il familismo amorale è intrinsico nella nostra natura stessa in quanto le variabili sono talmente tante che èmatematicamente impossibile nascere e cescere in un ambiente uniforme e favorevole.
Se nascessero invece tutti in placente artificiali contutte le dovute misure ad hoc ricreando per tutti lo stesso ambiente sia interno che esterno sarebbe molto più semplice.
Non so dire di preciso quale sarà la cultura dominante del prossimo futuro, ma anallizzando le tendenze ciò potrebbe avvnire. Bastii pensare a quante donne preferiscono il cesareo al parto naturale.
Anche qui c'è da dire molto.
Un bambino nato naturalmente instaura un rapporto madre/figlio totalmente diverso rispetto a un bambino nato da un cesareo e messo in un'icubatrice.
In merito a questo sarebbe interessante legger gli studi di Michel Odent
http://it.wikipedia.org/wiki/Michel_Odent
In particolare il suo libro "la scientificazione dell'amore" che mi procurerò presto :)